Corrilia è parola della tarda latinità che significa terra di scorrimento, luogo da cui si passa. Antelminelli è il nome della famiglia che ereditò dal celebre capitano di ventura Castruccio Castracani il potere sul borgo e il territorio circostante.
La storia
X sec., i primi documenti su Coreglia appartengono alla storia della chiesa: il vescovo Gherardo cede in enfiteusi le terre di questa villa, appartenente alla Pieve di Loppia, alla famiglia dei Rolandinghi.
XI-XIII sec., Coreglia lega le sue sorti a quelle di Lucca, da cui dipende economicamente e spiritualmente (è sotto la Vicaria di San Martino), rimanendo coinvolta nelle feroci lotte tra guelfi e ghibellini. Acquista importanza per la sua posizione strategica, divenendo Vicaria nel 1272.
1316, Coreglia è conquistata, dopo un assedio di 58 giorni, dal condottiero Castruccio Castracani, capo ghibellino divenuto in quello stesso anno signore di Lucca. Nominato duca e vicario imperiale nel 1327, fu il primo a tentare la creazione di una signoria territoriale in Toscana. Per questo suscitò l’interesse di Machiavelli che ne scrisse la biografia nel 1520.
1341, Coreglia cade in mano ai Fiorentini, ai quali la ritoglie Francesco Castracani degli Antelminelli nel 1352. L’Antelminelli ottiene nel 1355 dall’imperatore Carlo IV la trasformazione della Vicaria in Contea, ma l’anno seguente viene ucciso dai figli di Castruccio Castracani. Gli succede il figlio Niccolao che tiene la Contea di Coreglia fino al 1369, quando Lucca decide di restaurare le antiche Vicarie, spostando la sede da Coreglia a Borgo a Mozzano.
XV-XVI sec., salvo una breve parentesi sotto Firenze agli inizi del ’400, il castello di Coreglia rimane nella disponibilità dei Lucchesi. Passa infatti sotto la Repubblica di Lucca nel 1438 ed ottiene nel 1562, per la sua fedeltà alla città, la costituzione del Comune, tuttora esistente.
1862, Coreglia aggiunge al suo nome quello degli Antelminelli, essendo stata a lungo residenza e sede di governo di questa importante famiglia.
1883, è istituita da Carlo Vanni la Scuola di Disegno e Plastica, a coronamento dell’attività svolta da secoli nelle valli del Serchio e del Lima, quella di figurinaio, o lavoratore del gesso. L’emigrazione dei numerosi figurinai ha consentito di diffondere nel mondo quest’arte, legata in particolare alla roduzione di statuine per il presepe.